Studi
ALIMENTAZIONE
Made in Italy alimentare a +7,2% vs +4,9% in Ue, più dinamiche Puglia, Toscana, Trentino-AA e Veneto

In un contesto caratterizzato da una debolezza del commercio internazionale, nel 2023 le vendite del made in Italy hanno registrato ‘crescita zero’ in valore e un calo del 5,5% in volume. In controtendenza le esportazioni del settore alimentare, in aumento del 7,2% rispetto all’anno precedente, che 2023 è pari a  42,0 miliardi di euro.

Segnale positivo per il 2024 anche dalla produzione delle imprese: nel comparto sono attive 49mila micro e piccole imprese che danno lavoro a 246 mila addetti, il 59,0% del comparto. Nel primo bimestre del 2024 l’indice della produzione nel settore alimentare sale del 2,3% su base annua, a fronte del calo del 2,9% della media della manifattura. L’analisi della performance del settore alimentare – evidenziata nel 29° report dell’Ufficio Studi di Confartigianato su trend economia, congiuntura e MPI presentato ieri – sottolinea la partecipazione di Confartigianato alla 22° edizione di CIBUS, Salone internazionale dell’alimentazione, la manifestazione di riferimento per il settore agroalimentare Made in Italy che si apre oggi a Parma.

Il confronto internazionale – Tra le maggiori economie dell’Unione europea, con almeno 30 miliardi di  esportazioni alimentari, solo il Belgio con +10% fa meglio dell’Italia (+7,2%). I due paesi leader si posizionano davanti a Polonia con +7,1%, Germania con +6%, Francia con +4,3%, Spagna con +3,7% e Paesi Bassi con +2,1%.

I mercati – Tra i maggiori mercati, con almeno un miliardo di esportazioni alimentari, l’aumento più marcato delle vendite del food made in Italy si osserva per Polonia con un aumento del +15,3% rispetto all’anno precedente, seguita da Austria con +11,4%, Germania – il primo mercato dell’export alimentare italiano – con +10,3%, Regno Unito con +10%, Belgio con +9,9%, Francia – il secondo mercato del made in Italy alimentare – con +9,4% e Spagna con +8,3%. In positivo, ma con un trend inferiore alla media, Svizzera con +7,3%, Paesi Bassi con +3,2% e Stati Uniti – il terzo mercato del made in Italy alimentare – con +1,1%.

Tra gli altri mercati, con almeno mezzo miliardo di esportazioni, si osserva una crescita superiore alla media per Romania con +12,7% e Australia con +9%.

I territori del made in Italy alimentare – Nel 2023, tra le maggiori regioni per valore dell’export alimentare, si osserva un maggiore dinamismo per Puglia con un aumento del 15,8% rispetto all’anno precedente, seguita con valori sopra alla media da Toscana con +12,5%, Trentino-Alto Adige con +8,4% e Veneto con +8,2%. In aumento il made in Italy alimentare anche in Campania con +7,0%, Piemonte – terza regione italiana per valore dell’export alimentare con +6,6%, Friuli-Venezia Giulia con +6,6%, Lombardia – prima regione italiana per made in Italy alimentare – con +6,3% ed Emilia-Romagna –seconda regione italiana per made in Italy alimentare – con +6,1%.

Tra le maggiori province, con almeno 500 milioni di esportazioni alimentari, si osserva una crescita a doppia cifra per Varese con +21,5%, Piacenza con +17,4%, Pavia con +16,8%, Parma – la prima provincia italiana per made in Italy alimentare – con +13,4%, Bari con +12,9% e Salerno con +12,8%. Seguono, con un trend superiore alla media, Verona – terza provincia per made in Italy alimentare – con +9,8%, Lodi con +8,2% e Perugia con +7,8%. Dinamiche meno accentuate per Modena con +7,2%, Milano con +6,1%, Cuneo – seconda provincia per made in Italy alimentare – con +5,9%, Torino con +5,8%, Vicenza con +5,7%, Bolzano con +4,8%, Treviso con +4,5% e Mantova con +4,4%.

 

Dinamica export alimentare dei paesi dell’Ue a 27

2023, var. % rispetto 2022 – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat

 

 

Dinamica export alimentare delle maggiori regioni esportatrici

2023, var. % rispetto 2022, export alimentare > 1mld € – Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat

 

 

Notizie
MEDIA
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Comunicati stampa
LAVORO
Ccnl tessile moda, chimica ceramica: stupisce decisione dei sindacati di interrompere trattative

Confartigianato, CNA, Casartigiani e Claai registrano con sorpresa la volontà, espressa in un comunicato sindacale unitario da Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec-Uil, di interrompere le trattative per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro artigiano Area Tessile Moda, Calzaturiero, Occhialeria, Chimica Ceramica, Pulitintolavanderia e delle aziende artigiane dei settori della Chimica, Gomma, Plastica, Vetro e Ceramica.Leggere di più

Notizie
ALIMENTAZIONE
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